Last updated on 29 Gennaio 2021
L’intitolazione della metro C Amba Aradam a Giorgio Marincola avvenuta in Campidoglio il 4 agosto è per me da ex profugo somalo arrivato qui a 4 anni, una vittoria che va oltre a un discorso identitario. Giorgio Marincola era per metà somalo e per metà italiano vivendo sulla sua pelle il madamato ( un matrimonio legalmente non riconosciuto tra un italiano e una cittadina di un paese colonizzato) , una situazione che poi sfociò nelle leggi razziali.Ma ciò che più conta è che Giorgio era un partigiano italiano che si è sacrificato per il bene del nostro Paese. Da sempre ho avuto una famiglia che è stata protagonista della resistenza, della lotta e del cambiamento. Mio nonno Nur Gaarash parte della lega dei giovani somali (partito nato nel 1943 periodo dell’occupazione britannica), avvocato, giudice , imam fu tra i padri fondatori della Somalia moderna e democratica, fu tra i giovani che riuscì a fare avere alla Somalia la propria indipendenza. A 80anni mi porto in salvo dalla guerra in spalla, il suo motto era che se doveva morire qualcuno doveva essere il più vecchio. Enea e anchise cavolti, una storia comune a tutti i migranti e profughi.
Arrivato in Italia nel 91 conobbi la famiglia italiana dove mia madre lavorava come babysitter e insieme diventammo subito una sola famiglia. Acquisii così due mamme, una nera e una bianca, un padre bianco, un fratello e una sorella biondissimi. Oltre a tutto ciò ho ereditato il ricordo, la memoria e la forza di mio nonno Torquato Bignami e di mia nonna Vittoria Ferriani.
Mio nonno era commissario politico vice comandante della divisione Modena, l’unica formazione partigiana italiana a combattere la guerra vera lungo la linea gotica assieme agli Alleati. Mia nonna era tenete responsabile di tutte le partigiane della divisione.
Storia tra l’altro raccontata nei due libri “Gli uomini eguali” e saggio “Addìo Rivoluzione- Requiem per gli anni Settanta ” di mio padre Maurice Bignami.
Se il sangue non è acqua non è per forza famiglia. Si può andare oltre e questa famiglia “allargata” è il mio esempio e forza di vita. Ecco!Finalmente anche noi abbiamo una bandiera che include e non separa. Finalmente anche noi seconde generazioni vediamo riconosciuto un valore nella costruzione di questa Italia frutto della lotta dei partigiani. Finalmente anche l’Italia incomincia a fare i conti con il proprio passato riconoscendo gli errori e i crimini coloniali.
Da sempre noi seconde generazioni abbiamo come riferimento i grandi leader afroamericani e non guardiamo a coloro che a casa nostra hanno dato la vita per la libertà e la democrazia. Finalmente anche in Italia abbiamo memoria di un leader che parla di patria e di tutto il mondo come una cosa sola:
«Sento la patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi sulla carta geografica… La patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i Popoli del Mondo. Per questo combatto gli oppressori…»
(Giorgio Marincola a Radio Baita, gennaio 1945)
Ringrazio Massimiliano Coccia, Antar Marincola, Paolo Masini, Paolo Barros presidente di Nibi neri italiani black Italians e Denise Berhane di Black Lives Matter Roma per avermi fatto parte di questo percorso e questa battaglia. Oggi vincono tutte le seconde generazioni e non solo. Finalmente avremo una memoria storica che valorizza e include. Oggi non festeggio in quanto somalo o seconda generazione, oggi festeggio alla memoria dei miei nonni partigiani e di questa Italia che saprà fare i conti con il proprio passato.Un traguardo storico che ho vissuto con senso di liberazione e di riconciliazione.
Un ringraziamento anche alle 6000 sardine per il supporto dato fin dall’inizio. Un ringraziamento speciale però va ad Antar Marincola, amico e “fratello maggiore” da vari anni. Una persona speciale che da più di 30anni lotta per portare alla luce la storia di Giorgio Marincola. Ricordo di quella volta a Bologna in cui mi disse “Giorgio è tuo zio”, ecco ora quello che diciamo spesso assieme è che Giorgio è lo zio di tutti e tutte noi.
Vi aspettiamo sabato 3 ottobre, data storica del naufragio di 350 migranti tra donne, bambini/e e uomini a Lampedusa. Scendiamo in piazza per lo ius culturae, la legge ferma ancora in Senato che riguarda il riconoscimento della cittadinanza a quei bambini/e nati e/o cresciuti in Italia che hanno fatto almeno un ciclo scolastico. Italiani per formazione. Italiani per cultura. Inoltre portiamo avanti la richiesta dell’abolizione del decreto sicurezza e critichiamo il Memorandum sulla Libia da poco nuovamente approvato. Siamo a favore di una immagrazione in sicurezza rifacendoci all’esperienza positiva dei corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla Chiesa Valdese.
Antar Marincola
Giorgio Marincola: “Sento la patria come una cultura e un sentimento di libertà, non come un colore qualsiasi sulla carta geografica. La patria non è identificabile con dittature simili a quella fascista. Patria significa libertà e giustizia per i popoli del mondo. Per questo combatto gli oppressori”