Ius Soli O Ius Culturae?

Last updated on 27 Maggio 2021

Ultimamente si è ritornati a parlare di Ius soli grazie all’intervento di Letta al congresso del Partito Democratico. Quando Gentiloni era a capo del Partito Democratico non diede la fiducia sullo Ius soli temperato proposto da Matteo Orfini per paura di alimentare il consenso della Lega.

Bisogna dire però che su questa riforma c’è stata una grandissima disinformazione. Le proposte depositate in parlamento non trattano di automatismo, ma di ciclo scolastico, con genitori stabilmente residenti e solo sotto richiesta del minore accompagnato dalla volontà della famiglia. Molti attivisti di seconda generazione hanno spinto i parlamentari a usare il termine Ius soli scimiottando lo Ius soli americano, che per altro riconosce cittadini chiunque nasce nel suolo americano.

C’è stata una grandissima confusione anche dei media e dei rappresentanti di seconda generazione che per anni hanno parlato in TV di Ius soli puro come riforma della cittadinanza presentata in parlamento, senza riuscire a spiegare che le leggi proposte non avevano nessun automatismo alla nascita.

Se nasci in Italia al compimento dei 18 anni puoi richiedere la cittadinanza, uno Ius soli particolare,quello che manca è la rappresentaza di chi qui c’è cresciuto e che viene tuttora considerato un immigrato. I vari attivisti nel tempo si sono scontrati sullo Ius soli pur non avendo i mezzi e gli strumenti politici per affrontare il tema cadendo nella trappola del Divide et impera.

Aggrapparsi saldamente allo Ius soli è un po’ come i sovranisti che ancora oggi si attaccano allo Ius sanguinis e disprezzano lo Ius soli, due facce della stessa medaglia. Alla fine si tratta solo di fortuna, non si decide dove è come nascere. Lo Ius culturae (cittadini per cultura) incarna invece quel diritto alla cittadinanza di ragazzi/e che vivono il territorio, dove sono stati formati e cresciuti.

La politica e i politicanti dovrebbero trovare quella mediazione con le varie forze di governo per riuscire a cambiare una legge vecchia, faraginosa e discriminante. Si dice che le destre e la maggior parte della popolazione italiana non vogliano lo Ius soli, ma se si pone la domanda eliminando Ius soli e mettendo l’accento sulla scuola e formazione le risposte cambiano in positivo. La vera domanda è un’altra. Il partito democratico vuole seriamente dare risposte e soluzioni? Invito tutta la politica a cambiare il termine, se non si vuole utilizzare Ius culturae bisogna allora trovare un altro nome senza che questo diventi la bandiera politica di un partito. Non possiamo aspettare che la sinistra sia al governo da sola per dare luce a questa legge. Questa riforma sulla cittadinanza è una battaglia di civiltà.